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Pet Therapy l'animale co-terapeuta

Liberati dai pregiudizi, supera i tuoi limiti e scegli di migliorare la tua vita!

Psicologia dello sviluppo

Gli Interventi Assistiti con gli Animali (IAA)

di Roberta Rizza

Di Roberta Rizza

Date: 22/07/2021

Tempo di Lettura: 10 Min

Cos’è la Pet Therapy

Già nel 1984 Edward O. Wilson parlò di biofilia che rileva empiricamente nell’essere umano la “tendenza innata a concentrare il proprio interesse sulla vita e sui processi vitali”. Nella sua formulazione più recente , la biofilia è definita come “la tendenza innata dell’uomo a concentrare l’attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda e, in alcune circostanze, ad affiliarvisi emotivamente”.

Le ricerche più recenti dimostrano che la vicinanza a un animale domestico, crea una modificazione del sistema neuroimmunoendocrino, come ad esempio riduzione della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, riduzione della glicemia e del cortisolo, aumento di adrenalina e noradrenalina, dell’ossitocina e della serotonina (entrambi ormoni del benessere). Avere degli animali da compagnia viene inoltre associato all’aumento delle capacità relazionali: gli animali fungono da catalizzatori sociali. A fronte delle scoperte scientifiche che confermavano i vantaggi derivanti dalla relazione uomo-animale, il 25 marzo 2015 venne pubblicato l’accordo tra Governo, Regioni e provincie autonome di Trento e Bolzano sul documento recante le “Linee Guida per gli interventi assistiti con gli animali”. Si definiscono Interventi Assistiti con gli Animali (IAA) le attività che hanno un’utilità in campo medico e psicologico e che si basano sul rapporto uomo-animale, noti come pet therapy.

Gli IAA consistono in una pratica in cui l’animale è inserito all’interno di un trattamento come coterapeuta, con l’obiettivo di promuovere il miglioramento delle funzioni fisiche, sociali, emotive e cognitive dell’individuo.

La relazione con l’animale con finalità benefiche

La relazione uomo-animale ha radici che affondano nell’antichità. In una remota fase arcaica, agli animali veniva attribuito il ruolo di divinità o di loro messaggeri, o ancora, di figure ancestrali e iniziatrici di una stirpe umana e per questo da venerare e commemorare.

Successivamente si sviluppò una visione maggiormente economica-funzionalistica dell’animale, affermandosi così il concetto di uomo “dominus”. L’animale veniva trattato come strumento e sfruttato come fornitore di alimenti e forza lavoro; totalmente assertivo alle esigenze dell’uomo, l’animale era considerato come un oggetto senza capacità cognitive e diritti.

Nella recente fase si è sviluppata una concezione maggiormente etica dell’animale: l’animale è un essere senziente, portatori di diritti e in grado di percepire gioia e dolore. Così nasce una legislazione a tutela dell’animale. Nonostante il susseguirsi di queste fase, già Ippocrate (460 - 377a.C.) consigliava ai pazienti con sintomi legati allo stress e per superare problemi di insonnia, l’impiego dell’animale da compagnia.

In epoche più recenti, sono numerosissime le evidenze scientifiche che confermano l’effetto benefico dell’animale come soggetto attivo nella triade che si crea insieme al paziente e al terapeuta. Nel 1981 il medico Katcher dimostrò che, non solo accarezzare un cane o un gatto riduceva la pressione arteriosa, ma anche che tale riduzione poteva essere indotta solo attraverso la rievocazione di questa esperienza. Anche McCulloch, presidente della “Delta society”, associazione che studia la relazione uomo-animale, condusse uno studio su pazienti affetti da diverse patologie quali diabete e insufficienza cardiaca, sottolineando la correlazione positiva tra guarigione o serena accettazione della malattia e possesso di un animale domestico.

Dagli studi si evince la diminuzione della pressione diastolica e sistolica, la regolarizzazione del battito cardiaco e della respirazione, il rilassamento del tono muscolare generali, in particolare quelli del volto. I benefici sperimentati dalla relazione con un animale, si estendono anche sulle capacità emotive, sociali di un soggetto.

L’animale come mediatore relazionale

Già Freud, padre della psicoanalisi, vissuto nella prima metà del Novecento, ci raccontò della sua fedele femmina di chow-chow, Jo-fi, che assisteva alle sedute coi pazienti, silenziosamente ai suoi piedi. In una lettera a Marie Bonaparte, scritta nel dicembre del 1936, Freud scrive: le ragioni per cui si può in effetti voler con tanta singolare intensità a un animale come Jo-fi sono la simpatia aliena da qualsiasi ambivalenza, il senso di una vita semplice e libera dai conflitti difficilmente sopportabili con la civiltà, la bellezza di un’esistenza in sé compiuta. E, nonostante la diversità dello sviluppo organico, il sentimento di intima parentela, di un’incontestabile affinità. Spesso, nel carezzare Jo-fi, mi sono sorpreso a canticchiare una melodia che io, uomo assolutamente non dotato per la musica, ho riconosciuto essere l’aria dell’amicizia nel Don Giovanni: “Voglio che siamo amici”.

Freud riteneva che Jo-fi avesse un effetto tranquillizzante, soprattutto sui bambini, e ammetteva che gli era d’aiuto nella valutazione dei pazienti: quando i pazienti erano calmi, Jo-fi si accucciava abbastanza vicino ai pazienti per essere accarezzata, ma si teneva dall’altra parte della stanza in presenza di pazienti ansiosi. In più osservò che in presenza di Jo-fi, i pazienti rispondevano con maggiore franchezza e sincerità.

Tuttavia la moderna pet therapy nasce nel 1953 negli Stati Uniti per merito del neuropsichiatra infantile Boris Levinson. Egli lavorava con un ragazzino di 9 anni affetto da autismo e con cui non riusciva a stabilire un rapporto. Un giorno, per caso, il suo piccolo paziente incontrò Jingles, il cane che il dottore aveva adottato qualche tempo prima e la sua reazione fu sorprendente. L’animale iniziò subito a giocare con il bambino che, per la prima volta, evidenziò un trasporto intenso, grazie allo scambio coinvolgente e affettivo con l’amico peloso.

Così, dopo le molteplici richieste della madre del bambino, Levinson introdusse stabilmente Jingles nelle sue sedute. Il cane riusciva evidentemente a creare un aggancio e a sbloccare il bambino aiutandolo ad abbassare le proprie difese, aprendo un innovativo canale di comunicazione con il terapeuta. Il ruolo terapeutico dell’animale consiste nel conforto incondizionato che esso fornisce, grazie alla sua capacità di stabilire un rapporto empatico. Levinson trasse spunto da questo episodio per iniziare a fare ricerche nel campo della terapia con animali domestici, per cui coniò la definizione di “pet therapy”.

La “relazione” nelle diverse tappe evolutive

Nel suo scritto gli animali domestici e lo sviluppo del bambino, Levinson analizzò le tematiche evolutive e i risvolti relazionali per fasce d’età. Età infantile. Buona parte dei commenti di Levinson si concentra sui rapporti affettivi. Il rapporto intimo con qualcuno che dà protezione, nei primi due anni di vita del bambino, costituisce una base sicura che ha un conseguente sano sviluppo psichico.

Oltre a riconoscere il piacere sensoriale e l’appagamento psicologico derivante dalla vicinanza a un animale, Levinson ne evidenziò anche il ruolo di oggetto transizionale, che offre al bambino una funzione consolatoria, cha dà maggiore sicurezza, permettendogli di esplorare l’ambiente circostante in maniera più tranquilla. Gli animali possono anche offrire un modello comportamentale, stimolandone l’imitazione.

L’animale può diventare amico che garantisce in modo continuativo feedback affettivi, disponibilità relazionali, complicità nel gioco, alleanze ludiche, favorendo altresì lo sviluppo delle capacità empatiche. Preadolescenza. In questo periodo di vita, il preadolescente inizia a porre la sua attenzione sulle differenze di genere, sviluppandosi così forme più complesse di affetto nei confronti degli altri. Inizia a riconoscere aspetti di sé e l’animale può fungere da specchio, dentro il quale guardare pregi e difetti. Grazie a questa relazione unica, i temi dell’aggressività e dell’empatia hanno modo di estrinsecarsi. Adolescenza.

L’adolescente durante il periodo della pubertà, vive le trasformazioni del proprio corpo e si misura con le proprie pulsioni libidiche. In questo l’animale può rappresentare un ottimo alleato in quanto non conosce inibizione nella manifestazione delle sue pulsioni sessuali. Gli animali aiutano anche a ridurre lo stress. Erika Friedmann scoprì che la presenza di un cane nella stanza di ragazzi dai 9 ai 16 anni, cui era stato assegnato un compito di lettura, aveva l’effetto di abbassare la pressione sanguigna di questi giovani. Questo effetto calmante è stato riscontrato anche con ragazzi con disturbo dislessico: il cane determina un ambiente accogliente e non giudicante.

Pet therapy: gli Interventi Assistiti con gli Animali

Gli Interventi Assistiti con gli Animali hanno valenza terapeutica, riabilitativa, educativa e ludico-ricreativa e prevedono l’impiego solo di alcuni animali: cane, cavallo, asino, gatto e coniglio. Tali interventi sono rivolti prevalentemente a persone con disturbi della sfera fisica, neuromotoria, mentale e psichica, ma possono essere indirizzati anche a individui sani.

La corretta applicazione di questi interventi, richiede il coinvolgimento di una équipe multidisciplinare composta da figure sanitarie, pedagogiche e tecniche, debitamente formati in IAA. In base agli ambiti di attività gli IAA si classificano in:

  • Terapia Assistita con gli Animali (TAA): si tratta di un intervento a valenza terapeutica finalizzato alla cura di disturbi della sfera fisica, neuro e psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale. L’intervento è personalizzato sul paziente e richiede apposita prescrizione medica.

  • Educazione Assistita con gli Animali (EAA): si tratta di un intervento educativo che ha il fine di promuovere le potenzialità di crescita e progettualità individuale, di relazione e inserimento sociale delle persone in difficoltà. L’intervento può essere anche di gruppo e promuovere il benessere delle persone nei propri ambienti di vita. L’EAA contribuisce a migliorare la qualità di vita della persona e rinforzare la sua autostima.

  • Attività Assistita con gli Animali (AAA): si tratta di un intervento con finalità di tipo ludico-ricreativo e di socializzazione attraverso il quale si promuove il miglioramento della qualità della vita e la corretta interazione uomo-animale. Spesso le AAA sono propedeutiche alle EAA e TAA.

Le Linee Guida Nazionali hanno previsto che gli interventi con la presenza dell’animale possano essere proposti a chiunque senta energia positiva nella relazione con l’animale.

Ambiti di intervento della Pet Therapy

Di seguito gli ambiti in cui gli IAA vengono maggiormente impiegati.

  • Scuola. Dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola di primo grado, le esperienze vertono soprattutto su due direzioni. La più utilizzata è l’attività di zoo antropologia didattica, che consente agli alunni di avere un approccio guidato dell’animale, imparando a conoscerlo , a rispettarlo, a svolgere attività di cura e ludiche. Un’altra direzione è l’intervento rivolto agli alunni con certificazione, con l’obiettivo di favorirne l’inserimento e l’integrazione.

  • Residenze per anziani. Gli IAA con i piccoli animali, hanno avuto un forte riscontro nelle RSA. La relazione con l’animale, oltre a donare una nuova esperienza che prescinde dall’ambiente sanitario in cui sono ginseriti, spesso risveglia nei pazienti ricordi di una vita passata. Per tale ragione molto spesso, la sola vista dell’animale, provoca una apertura emotiva troppo spesso stagnante. Anche gli sguardi sedati o persi nel vuoto vengono catturati non appena si entra con l’animale nella residenza. Spesso gli ospiti allungano il braccio per accarezzare l’animale, il viso si riattiva, diventa automaticamente vivo e luminoso.

  • Ospedali e centri riabilitativi. Gli IAA possono essere proposti ad una grande varietà di pazienti. Essendo, però, interventi che richiedono un certo numero di sedute, in ospedale sono attuabili solo con i pazienti a lunga degenza. Esperienza di assoluta rilevanza è rappresentata dal centro di riabilitazione equestre presso il Servizio di Neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Niguarda di Milano. L’impiego di 5-6 cavalli consentono di realizzare una riabilitazione motoria particolare.

Il mondo della disabilità si dimostra parecchio efficace. Ogni animale è in grado di dare il suo prezioso contributo perché apre una relazione sgombra di pregiudizi. L’animale accoglie e si dona nella relazione indipendentemente dalla condizione fisica del soggetto coinvolto.

  • Comunità di recupero per tossicodipendenti. In Italia il primo esempio di interventi mediante l’animale, fu la comunità di S. Patrignano, all’interno della quale furono introdotte attività altamente qualificanti per i giovani in trattamento. Oltre alle diverse attività, fu avviato anche l’allevamento dei cavalli da corsa e dei cani. Attraverso queste attività viene loro insegnata la gestione e la cura nei confronti di qualcuno con bisogni diversi.

  • Carceri. Anche in questo contesto l’aiuto dell’animale si è rivelato prezioso. Oltre ad imparare a prendersi cura di un altro essere, l’animale si è dimostrato un valido mediatore durante i colloqui tra i detenuti e le proprie famiglie, soprattutto in quelle situazioni di forte distacco emotivo e disagio. Nel carcere di Bollate (MI) vengono ospitati vari cavalli provenienti da diverse situazioni e tutti con uno spiacevole destino. L’Associazione “Oltre il muro” offre la propria disponibilità ai detenuti affinché imparino le competenze relative alla gestione dei cavalli, oltre a dare loro le giuste regole da seguire in un ambiente lavorativo.

In conclusione raccomandiamo la pet therapy a tutti, infatti:

L’habitat più appropriato e rispettoso per l’animale è il contesto natura. Gli IAA offrono la straordinaria opportunità di uscire dagli usuali contesti sanitarizzati, asettici e stigmatizzanti e di essere realizzati in un ambiente più informale, ritrovandosi a godere degli straordinari benefici sensoriali ed emotivi.

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